Scrive Giorgio Nicodemi (critico e storico
d'arte, in introduzione alla monografia "Gino Sandri", 1965):
«Rarissimi sono gli artisti che ebbero cura di analizzare i propri sentimenti,
di precisare gli stimoli e gli spunti che li spinsero ad operare, tutti
gli sforzi per svelare l'ordine dei sentimenti e dei pensieri con i quali
gli spunti ricavati dalle concrete realtà, dalle facoltà immaginative,
sono da considerare come prove di intenzioni delle quali può soltanto
essere ammessa la possibilità.»
«Delle pitture lasciate da Sandri le più efficacemente risolte sono delicate
vedute campestri.
Una tenerezza di tinte e di forme che magnifica le varie possibilità dei
paesisti lombardi consentì a Sandri inattese freschezze impressionistiche
ed egli fece rivivere il mondo di fiaba perduto che aleggiava sulle nostre
campagne quando le siepi, gli alberi crescevano rigogliosi senza il tormento
delle abitazioni vicine, i prati erano percorsi da canaletti e da rivoli
e il volo degli uccelli si perdeva con i loro canti nel cielo.»
«Accanto ai paesaggi si debbono considerare i numerosi ritratti dove fattezze
di personaggi diversi, illustri o umili, emergono in un chiarore roseo
di rapporti con il vero e sono ottenuti senza forzamenti, accettando in
ogni volto quelle penetrazioni del carattere, della spiritualità dei soggetti
che gli si rivelavano limpidi».